Il Notiziario

L’AS.CO.M. onlus pubblica regolarmente il suo notiziario trimestrale con le notizie da Kiremba, i bilanci annuali, l’andamento dei progetti, le foto e gli appuntamenti. Viene distribuito ai sostenitori, amici e simpatizzanti che si possono cos’ tenere aggiornati sulle nostre attività ed eventualmente scegliere quelle verso cui indirizzare il proprio sostegno non solo economico ma anche organizzativo. Per ricevere AS.CO.M. Notizie è sufficiente farne richiesta in sede, oppure scrivendo a info@ascomonlus.org . Qui di seguito l’archivio in pdf, visualizzabile cliccando sul numero che si desidera leggere (è necessario aver installato Adobe Reader, scaricabile dal bottone rosso a lato). Di seguito ai Notiziari, gli articoli e la rassegna stampa dei giornali che hanno parlato di noi.

NOTIZIARI:

 

 

 

 

Ascom_Marzo 2017

Ascom_Giu_15

Ascom_Mar_15Ascom_Dic_14

Ascom_Giu_14

Ascom Marzo 2014

Ascom_Dic_13

Ascom Giugno 2013

Ascom_Mar_13

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Ascom_Marzo 2012

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

                             

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

RASSEGNA STAMPA:

L’Arena di Verona – 21 Luglio 2008 Il primo Golf Challenge della piccola industria di confindustria, che si è svolto al Golf Club Cà degli Ulivi di Marciaga, porterà un sorriso in Burundi. L’organizzazione veronese di Confindustria ha voluto dare un ulteriore sostegno concreto ad un’iniziativa dell’ASCOM, l’associazione per la cooperazione missionaria di Legnago che opera direttamente con una struttura ospedaliera a Kiremba in Burundi. La piccola industria di Verona, grazie all’impegno del suo past president Massimo Emanuele Armellini, di Roberto Lazzarin e con il sostegno del presidente Raffaele Bonizzato ha consegnato all’ASCOMe un assegno di 1500 euro raccolti grazie al contributo degli sponsor della manifestazione. Gli organizzatori della manifestazione hanno potuto ascoltare l’ex presidente ASCOM Enzo Ziviani e quello attuale Giovanni Gobbi che hanno illustrato quanto è stato fatto e quanto si può ancora fare con l’impegno e il sostegno di tutti. «Si possono certamente dare maggiori aiuti a chi opera con tanto impegno», ha detto Armellini, «a chi come Ziviani, ex dirigente di una grossa azienda veronese, programma e opera con l’impronta imprenditoriale di chi non vuole sprecare risorse e creare un futuro vero per quelle popolazioni, ci attiveremo», ha aggiunto, «con altre iniziative con lo stesso spirito di solidarietà». A ricevere l’assegno di 1500 euro dalle mani del past president Armellini è stato il neo presidente Giovanni Gobbi. «Da anni lavoriamo in Burundi dove collaboriamo nella gestione dell’ospedale di Kiremba. I fondi che oggi vengono donati vanno ad aggiungersi a quelli regalati dagli alpini veronesi per il progetto che permette di ridare la vista a chi ha malattie agli occhi. Grazie a una convenzione con alcuni medici indiani», ha aggiunto Gobbi che è l’ex primario del pronto soccorso di Legnago, «questi interventi verranno sostenuti dall’ASCOM che si sobbarcherà anche le spese per il trasferimento dalle colline alla capitale e i pernottamenti in tendopoli». L’ASCOM lavora in Burundi da circa trent’anni, in un ospedale nato come regalo dopo la nomina di papa Giovanni. La diocesi bresciana gli chiese indicazione su dove costruire un ospedale e il papa rispose nel posto più abbandonato del mondo, così nascque la struttura di Kiremba. È possibile donare anche il 5 per mille all’ASCOM. Il codice fiscale da indicare è 91001590230. A.V. ____________________________________________________________________________________________________ L’Arena di Verona – 11 Giugno 2008 Gli alpini veronesi arrivano fino in Burundi grazie alla donazione di 11mila 500 euro consegnati dall’Ana all’Ascom, l’associazione per la cooperazione missionaria. Questo denaro servirà a restituire la vista a bambini o adulti affetti da glaucoma e cataratta. L’Ascom a Kiremba, dove gestisce un ospedale da trent’anni, ha allestito un laboratorio oculistico, nei mesi scorsi è stato realizzato uno screening che ha permesso di evidenziare che per problemi genetici o traumatici, sono tante le persone che non vedono. Ed essere ipovedenti in Africa è limitativo molto più che in Italia o in altri Paesi sviluppati. Non ci sono servizi sociali, case famiglia, cani da accompagnamento che possono aiutare. La realtà burundese è molto varia, esiste una capitale Bujumbura molto «occidentale» ed esistono i villaggi intorno che vivono ancora in maniera tribale sulle 70 colline per un totale di quasi otto milioni di abitanti. Il Rotary burundese ha deciso di donare una serie di interventi chirurgici oculistici, e si è detto disponibile a continuare a far arrivare un’equipe di medici indiani per gli interventi, cui però bisogna contribuire alle spese. Quindi il Rotary paga vitto e alloggio e trasporto ai medici indiani, ma i pazienti si debbono pagare l’intervento. Ecco allora che gli 11 mila 500 euro serviranno all’Ascom per permettere tre anni di interventi ai malati burundesi che fanno riferimento all’ospedale di Kiremba. Si tratta di 50 dollari di costo di intervento e di altri 70 circa per trasportare i pazienti dalle colline alla capitale. L’altra sera a ritirare l’assegno è stato il presidente uscente dell’Ascom, Enzo Ziviani, mentre il dottor Giovanni Gobbi che gli succede ha spiegato tecnicamente gli interventi che verranno eseguiti. A consegnare l’assegno è stato il presidente dell’Ana veronese Ilario Peraro, che s’è detto orgoglioso di poterlo fare anche se nel periodo del pellegrinaggio storico c’era Alfonsino Ercole alla guida dell’Ana locale. L’ospedale di Kiremba ha 180 posti letto, 130 dipendenti, 60 mila giornate di ospedalizzazione l’anno. Per fare una proporzione, a Verona abbiamo 1800 posti letto. Ogni semestre dall’università veronese partono un paio di specializzandi che lavorano nell’ospedale. Oltre alla collaborazione con l’ateneo veronese c’è uno stretto legame con quello di Torino. A.V. ____________________________________________________________________________________________________ L’Arena di Verona – 21 Gennaio 2008 In Africa non c’è sempre caldo, soprattutto nelle zone del Burundi attorno a Kiremba, colline alte, dove l’inverno la temperatura si abbassa a una decina di gradi sopra lo zero. E dove per chi non ha armadi in capanna, perchè non ha neanche abiti da mettere dentro, tolti quei pochi stracci che indossa, è impensabile acquistare una coperta. Accade così che le mamme vadano all’ospedale di Kiremba a partorire, che i bambini nascano belli sani e 15 giorni dopo tornino in ospedale con la bronchite perchè hanno preso freddo. I loro corpicini, non ancora abituati a sbalzi termici si raddreddano e si ammalano. «A Kiremba c’è bisogno di coperte, di quelle piccole, in pile, che riscaldano tanto e sono morbide», dice Enzo Ziviani, il presidente dell’Ascom, l’associazione per la cooperazione missionaria con sede a Legnago, «l’appello arriva dalle suore Ancelle della Carità di Brescia che lavorano insieme a noi nell’ospedale. I bambini si ammalano e al di là dell’amarezza per il loro stato di salute, la malattia comporta per noi all’ospedale sperpero di denaro per i farmaci che potrebbe essere evitato semplicemente grazie a una coperta». Ogni anno sulle colline che gravitano sull’ospedale di Kiremba nascono un migliaio di bambini. «Le malattie polmonari sono purtroppo molto frequenti», continua Ziviani, «siamo spesso costretti a usare antibiotici per curare questi pazienti. A questo si aggiunga che la malaria è endemica e che può dare complicanze in questo senso. Quindi se almeno potessimo evitare le malattie da raffreddamento ai neonati sarebbe già un successo». Quanto costa evitare che i piccolini si ammalino? Una copertina in pile costa circa 5 euro. Chi volesse aiutare le suore Ancelle e l’Ascom può inviare il proprio contributo al conto corrente postale 11.211.372, oppure in busta all’indirizzo AS.CO.M. Associazione Cooperazione Missionaria, Galleria Risorgimento 3, 37045 Legnago (Verona). Per altre informazioni è possibile chiamare lo 0442 28-333 in orario d’ufficio. Se ci fosse qualche ditta in grado di regalare un buon numero di coperte, l’Ascom le metterebbe in un container e le spedirebbe in Burundi, diversamente, se arriverà denaro, le coperte verranno acquistate nella capitale. «Sappiamo che le emergenze sono tante in Africa, ovunque. Noi contiamo sui veronesi che da quasi trent’anni ci stanno vicino e ci aiutano. Qualche anno fa ci fu l’emergenza latte. Lanciammo l’appello e la risposta fu commovente», conclude Ziviani, «noi abbiamo così tanto e così in più. In questo momento sulle nebbiose colline di Kiremba ci sono neonati al freddo, mentre i nostri sono belli sani. Aiutare questa gente è un atto d’amore anche verso i nostri figli, per raccontare loro un giorno quanto sono stati fortunati a nascere qui». L’Ascom in Burundi oltre all’ospedale aiuta orfani in collaborazione con le suore di madre Teresa di Calcutta. Alessandra Vaccari. ____________________________________________________________________________________________________ L’Arena di Verona – 16 Luglio 2007 L’Africa è un’emergenza continua. In Burundi, a Kiremba, dove operano i volontari dell’Ascom, l’associazione per la cooperazione missionaria, c’è più emergenza del solito. Dopo cinque anni di funzionamento la turbina sta dando pesanti segnali di cedimento. Per ora si sta intervenendo con mezzi locali, ma a breve sarà necessario sostituire l’alternatore e prepararsi al cambio del regolatore di velocità. La turbina era importante perchè permetteva all’ospedale e alle capanne che lo circondano di avere energia elettrica gratis. Erano stati sempre i volontari dell’Ascom a realizzare il «produttore» di energia. Mancando la turbina l’energia elettrica viene attinta dall’Ente di Stato con la linea elettrica realizzata sempre grazie ai contributi dell’Ascom, ma anche quella è piena di acciacchi e avrà bisogno di un intervento sui 14 chilometri della linea. «So che questi argomenti sono noiosi per la maggior parte di chi li ascolta», dice il presidente dell’Ascom Enzo Ziviani, «è certo più commovente raccontare di bambini affamati. E purtroppo anche di questo Kirema è zeppa, ma l’energia elettrica è fondamentale per far funzionare l’ospedale, le sale operatorie. Se si ferma siamo perduti». A relazionare il presidente sulla situazione a Kiremba sono stati il medico Giovanni Gobbi, vicepresidente dell’Ascom, nonchè primario del pronto soccorso all’ospedale di Legnago e l’ingegner Alessandro Verga, recentemente tornati da un sopralluogo in Africa. «Siamo preoccupati anche per la macchina che produce la varechina», aggiunge Ziviani, «a Kiremba non ci sono market dove acquistarla e comunque costerebbe molto di più. Noi la utilizziamo per disinfettare il più possibile l’ospedale e il materiale utilizzato. Ma anche quella macchina è vecchia e ci sta abbandonando, così come la camionetta dell’ospedale, che va ancora, ma ogni chilometro si resta con il fiato sospeso. Ha 300mila chilometri e su quelle strade sono molti di più». Per fortuna c’è anche qualche buona notizia: «Il progetto Fidapa, finanziato appunto dall’associazione omonima va bene. La costruzione di una mensa-ristorante è concluso. E ogni giorno 64 alunni meritevoli ci mangiano. A casa trovano fratelli denutriti e la nostra amarezza è maggiore, ma non abbiamo la forza economica per aiutare tutti». Tra i tanti progetti che stanno per arrivare a conclusione ci sono i lavori per la realizzazione di alloggi per i familiari dei malati e vicino nasceranno le cucine che i parenti dei malati utilizzeranno per cucinare cibo. Il sito web dell’Ascom è www.kiremba.org, per contribuire fare un versamento al conto corrente postale N°11211372 intestato ad Associazione per la cooperazione missionaria onlus. Alessandra Vaccari. ____________________________________________________________________________________________________ L’Arena di Verona – 6 Giugno 2007 Legnago (Verona). Un quarto di secolo vissuto in Africa al fianco degli ultimi. Zaverio e Giuliana Marzari, dopo anni passati nel continente Nero ad insegnare mestieri ed alleviare le fatiche di bambini, uomini e anziani, sono tornati in Italia, nella Bassa, alla Venera. «L’età e gli acciacchi ci hanno costretto a tornare – spiega Giuliana – dove in caso di necessità l’assistenza sanitaria sarà all’altezza dei nostri bisogni e dei nostri anni». Guinea, Camerun e soprattutto Burundi: questi sono i paesi dove i coniugi Marzari hanno aiutato centinaia di persone. «Zaverio aveva una falegnameria con i fratelli – racconta la moglie – poi abbiamo lasciato tutto e siamo partiti. C’è stato più semplice perché non abbiamo figli». E Zaverio ha continuato a fare il falegname anche nella città di Ngozi, in Burundi, dove insegnava il mestiere più tradizionale della Bassa, quello di far mobili «e anche casse da morto». La morte è stata infatti la scomoda compagna di tutto il viaggio dei Marzari che in Burundi hanno attraversato illesi una delle molte sanguinose guerre intestine del continente africano. «Non si usciva la sera, si evitavano alcuni percorsi e anche quelli meno insicuri erano comunque pericolosi». Ma, racconta la coppia, non sono i conflitti armati a uccidere ogni giorno, bensì la fame e le malattie. «Abbiamo visto negli anni peggiorare la situazione – narra Giuliana – sia politica che sanitaria. In certe zone l’Aids colpisce fino all’80per cento della popolazione e di fame si muore ancora». Giuliana faceva da tramite tra volontari italiani e le suore di madre Teresa di Calcutta per distribuire cibo, vestiario e medicinali in due centri che accolgono i bambini che le famiglie non riescono a sfamare. «Quasi sempre li portano appena nati. Poi i bimbi vengono restituiti alle famiglie quando raggiungono l’età di due anni e mezzo. Ma, da quel momento, la malnutrizione ne uccide più della metà». I Marzari sono tornati in Italia i primi di maggio, dove hanno ancora casa alla Venera. La loro avventura africana è cominciata con l’Ascom, l’associazione per la cooperazione missionaria che ha sede a Legnago. «Col passare degli anni si sarebbe potuto immaginare un miglioramento delle condizioni di vita. Non è così, le cose vanno sempre peggio» è l’amara conclusione. (a.c.) ____________________________________________________________________________________________________ L’Arena di Verona – 14 Maggio 2007 È stata un’assemblea generale diversa quella dell’Ascom, a Legnago. All’ordine del giorno la presentazione del bilancio 2006, ma soprattutto due annunci importanti. Il presidente Enzo Ziviani ha annunciato che portato a termine il suo mandato non ha intenzione di portare avanti l’incarico vista l’età. E con «l’umorismo reale» che lo contraddistingue ha sottolineato: «S’è mai visto uno che decide a ottant’anni? Non andrò in pensione sia chiaro, resto a lavorare, ma è giusto che siano i giovani a portare avanti la nostra impresa». È del tutto probabile che sia l’attuale vicepresidente dottor Giovanni Gobbi, a raccogliere il testimone tra un paio di anni. L’altra notizia è che Giuliana e Zaverio Marzari sono definitivamente rientrati in Italia dopo 16 anni passati a Ngozi, a gestire la casa accoglienza, a collaborare con il progetto orfani per le suore di madre Teresa di Calcutta e a insegnare ai giovani a diventare falegnami. Queste le note, diciamo così, burocratico-amministrative. La nota drammatica invece è quella, come testimoniato, sia da Gobbi, che da Alessandro Verga, appena rientrati da Kiremba, ma confermata anche dai Marzari, che nella zona in cui operano i veronesi è tornato lo spettro della fame. Il complesso aumento della popolazione è rapidamente arrivato ad un punto critico di insufficienza alimentare. L’aumento della vita media, il salvataggio dei neonati, la sanità in generale, completano un quadro che concorre all’aumento demografico in un paese fertilissimo, ma ormai coltivato fino all’ultimo centimetro; d’altra parte la produttività non è facilmente aumentabile per molti fattori legati all’ambiente di montagna, all’energia, ai pericoli delle concimazioni chimiche, e così via. La statistica dell’ospedale denuncia perdite di peso diffuse, intorno ai 4 chili per persone adulte e fino a 2 chili tra i bambini. Giuliana Marzari ha denunciato un quadro ancora più drammatico per gli orfani delle suore a Kirundo, orfani che sovente muoiono quando vengono resi alle famiglie, per insufficiente nutrizione. Lunghe file di gente attendono dietro ai camion la distribuzione degli aiuti internazionali, quando di tanto in tanto arrivano. L’Ascom, che a Kiremba e dintorni s’è sempre più occupata delle locali situazioni economico sociali sta perfino pensando ad un programma di lavori pubblici, per esempio la strada di collegamento alle vie nazionali, di cui Kiremba avrebbe estremo: «Se ci lavorassero mettiamo 300/500 persone che localmente sono aspetti normali di reclutamento, altrettante famiglie potrebbero ricevere un aiuto salariale per un paio d’anni, e poi la strada potrebbe promuovere altre attività ed un piccolo sviluppo altrimenti precluso», hanno sottolinato Ziviani e Gobbi. Dove trovare però le risorse necessarie? Ecco ricomparire quegli aspetti illustrati dal presidente circa la necessità di nuove iniziative, di nuove relazioni, di nuove aperture. E qui, il presidente ha apertamente detto, come ognuno di noi non pensi che questi compiti spettino ad indefiniti “altri” che li dovrebbero risolvere. Come diceva Madre Teresa di Calcutta, spettano invece, esattamente a «noi», a ciascuno di «noi». Kiremba, pur luogo non lieto, come infatti per definizione è un ospedale, ha affermato il presidente, è quasi un’isola felice, dove almeno un poco si mangia, dove 130 dipendenti sono almeno un poco pagati, dove con energia, medicinali, cure, telefono, trasporti, le persone si sentono confortate e curate, in mezzo a questa diffusa disfatta che se portata ad ulteriori aggravamenti potrebbe essere foriera di nuove lotte in nome del “si salvi chi può”. Il presidente ha infine ringraziato tutte le persone, i medici universitari e le Università stesse, i volontari a Kiremba ed a Legnago, affermando che se «non ci spetta l’impossibile compito di salvare l’Africa, e neppure l’intero Burundi, tutti siamo impegnati almeno a salvare Kiremba». alessandra.vaccari@larena.it. Alessandra Vaccari. ____________________________________________________________________________________________________ Dichiarazione dei redditi e solidarietà – 21 Aprile 2007 Utilizza la tuadichiarazione dei redditi per una buona azione. Con la tua denuncia dei redditi (CUD, 730 e Modello Unico) oggi puoi destinare il 5 per mille dell’IRPEF all’Ascom. ECCO COME FARE Per devolvere il 5 per mille all’Ascom: 1. Firma la dichiarazione dei redditi (CUD,730 e Modello Unico) nell’apposito spazio (“sostegno del volontariato, delle Organizzazioni Non Lucrative diUtilità Sociale”) 2. indica nello riga sottostante il codice fiscale: 91001590230 Importante: se non devi consegnare il modello 730 o il modello Unico puoi scegliere comunque di destinare il 5 x 1000. In questo caso consegna il modello CUD, compilato con la firma e il codice fiscale della nostra associazione, in banca o in posta, in busta chiusa con la dicitura “5 X 1000”. IL 5 PER MILLE NON TI COSTA NULLA Non si tratta di una quota in più da versare o da donare, ma di una diversa destinazione di una parte delle imposte che si devono pagare allo Stato. Puoi anche invitare parenti e amici a scrivere il codice fiscale della nostra Associazione sulla loro dichiarazione dei redditi. 5×1000 e 8×1000 sono due scelte distinte L’una non esclude l’altra e nessuno dei due casi comporta un esborso economico, ma solo la libertà destinare una piccola parte delle tue imposte a una buona causa ____________________________________________________________________________________________________ L’Arena di Verona – 5 Febbraio 2007 Non è facile studiare per diventare medici senza avere un libro di testo. Eppure c’è chi sta’ cercando di farlo, anche grazie all’aiuto di professori famosi. Qualcuno molto vicino a noi. Il professor Ettore Concia, direttore della clinica di malattie infettive dell’università di Verona è da poco tornato dal Burundi, dove è stato a tenere lezioni all’università di Ngozi. Il professore, veterano nel campo dell’insegnamento in Africa, ogni volta deve fare i conti con la totale assenza di libri di testo. «Teniamo presente che già chi tiene una lezione fa una sintesi», dice il professore, «chi prende appunti a sua volta riduce, e alle volte, è capitato a tutti, rischia di prendere appunti sbagliati. Ebbene questi studenti non hanno libri di testo e sono costretti a studiare sui loro quaderni. Quest’anno arrivano alla laurea una trentina di ragazzi, quelli che hanno studiato grazie al progetto che l’università di Verona e Torino hanno in collaborazione con l’Ascom, l’associazione per la cooperazione missionaria che da oltre 25 anni lavora in Burundi. «Ogni anno io acquisto libri di testo a Parigi, poichè i giovani sono francofoni, e li regalo, ma si tratta di pochi libri alla volta. Anche se i libri di testo si trovassero in Africa, avrebbero dei costi proibitivi. Sarebbe per questo necessario realizzare una libreria con una trentina di libri di testo, così che i ragazzi potessero andare a studiare sui libri che poi resterebbero in dotazione a chi viene dopo. Un progetto che potrebbe costare dai 20 ai 30 mila euro e che permetterebbe a questi ragazzi di avere del materiale sicuro su cui studiare», continua il professore. «All’univeristà di Ngozi sono iscritti anche giovani del Ruanda e del Congo. Quest’anno si laureano, mi sono raccomandato con il vescovo di Ngozi, che è anche rettore dell’università di «prenotare» alcuni giovani per l’ospedale di Kiremba. Da poco sono stati assunti due giovani congolesi, che stanno andando molto bene. Uno si dedicherà soprattutto alla chirurgia, l’altro alla pediatria. La medicina resta a noi dell’università. Ora là ci sono due medici della nostra facoltà, specializzandi del terzo anno e un’altra studentessa partirà tra poco. I medici congolesi si stanno rapportando bene con i nostri, hanno molta voglia di lavorare, quindi sono tornato molto soddisfatto di questo viaggio». L’ospedale di Kiremba resta uno dei punti importanti per la sanità burundese: «Spero che tra i nuovi laureati ci sia qualcuno che abbia voglia di andare a lavorare a Kiremba», continua il professore, «perchè com’è facile capire i neolaureati tendono a voler andare a lavorare in capitale, a Bujumbura. Quelli che usciranno dall’università di Ngozi, essendo comunque residenti in zona è auspicabile restino nel nostro ospedale. Si tratta di ragazzi quasi tutti di etnia Hutu, che è quella in maggioranza numerica. Il progetto che da anni portiamo avanti assieme all’Ascom è quello di affidare finalmente l’ospedale ai burundesi, magari continuando a seguirli, ma è importante che si formino medici capaci di reggere le sorti della struttura». A fine mese partirà per il Burundi anche il primario del pronto soccorso dell’ospedale di Legnago, Giovanni Gobbi, che è anche vicepresidente dell’Ascom. Anche per lui lezioni all’università e tanto lavoro in sala operatoria a Kiremba. Chi vuole ulteriori informazioni sui progetti dell’Ascom a Kiremba può contattare il sito internet www.kiremba.org o chiamare la sede che si trova a Legnago al numero 0442/28333, in orario d’ufficio.Alessandra Vaccari ____________________________________________________________________________________________________ L’Arena di Verona – 11 Dicembre 2006 Il professor Ettore Concia è tornato in Burundi. Il direttore della clinica di malattie infettive dell’università di Verona si dividerà fino alla fine del mese tra l’ospedale di KIREMBA e l’università di Ngozi dove stanno per laurearsi i primi medici formati anche dai nostri dottori. Da anni infatti l’università di Verona e quella di Torino collaborano con l’Ascom, l’associazione per la cooperazione missionaria che ha sede a Legnago mettendo a disposizione sia laureandi che luminari. Basti pensare che il professor Concia ha al suo attivo oltre 500 pubblicazioni. «Mentre sarò in Burundi ci saranno i primi laureati», ha detto il professor Concia prima di partire con l’entusiasmo invariato che è riuscito a trasmettere in tanti anni di frequentazione africana, «e mi piace sottolineare che questi nuovi medici non hanno mai posseduto un libro e tutto quello che hanno imparato l’hanno ascoltato a lezione, prendendo appunti. Il nostro impegno è volto anche a cercare di dare libri di testo a questi giovani». È molto importante che il Burundi riesca finalmente ad avere personale formato e locale. Per anni gli unici laureati che hanno bazzicato per quelle strade erano fuggiti dal Congo e una volta tornata alla quasi normalità la situazione nel loro Paese vi avevano fatto rientro. KIREMBA è un piccolissimo villaggio del Burundi e l’intero Paese è a rischio endemico di malaria che è una delle principali cause di morte. Ma come in tante altre regioni africane anche l’Aids è molto diffuso per cui la presenza di uno specialista come Concia testimonia l’impegno verso queste popolazioni da parte sia dell’Università che dell’Ascom. (a.v.) ____________________________________________________________________________________________________ L’Arena di Verona – 23 Ottobre 2006 Farmaci in aiuto dei pazienti dell’ospedale di KIREMBA. La GlaxoSmithkline ha donato all’Ascom, l’associazione per la cooperazione missionaria fondata a Legnago, antibiotici di nuova generazione e altri farmaci da utilizzare per la cura dei malati per quattromila euro. Ben 14 chilogrammi di medicinali. I farmaci serviranno a curare le migliaia di pazienti che si rivolgono alla struttura che gode della consulenza e dell’impiego dei medici dell’università di Verona e Torino, che generosamente passano un periodo variabile nella struttura al centro dell’Africa, in Burundi. «In questi giorni stiamo preparando sia un container che un cargo aereo», ha spiegato il presidente Enzo Ziviani, «partono a giorni, ma mentre il cargo aereo arriva a destinazione in tempo reale, per il container passeranno tre mesi». E ha aggiunto: «Nella donazione ci sono antibiotici che per noi sarebbe difficile reperire. GlaxoSmithkline ci permette di provvedere a un migliaio di somministrazioni, a oltre 200 cicli di cure. Questi farmaci copriranno il 10% del nostro fabbisogno. E di questo ringraziamo. In Burundi c’è estremo bisogno di medicinali». Ci sarà poi la lunga attesa per lo sdoganamento. Ogni volta che arriva un carico a Bujumbura, la capitale, i referenti dell’associazione che vivono stabilmente a KIREMBA, che dista alcune centinaia di chilometri dalla città debbono armarsi di grande pazienza e diplomazia per farsi sdoganare la merce e poi farla trasportare nel piccolo paese sulle colline, dove la temperatura non è assolutamente africana, semmai molto simile a quella di Boscochiesanuova. Questa volta sarà il dottor Luigi Mussi ad occuparsi dello sdoganamento, dato che Paolo Carini, dopo dieci anni di permanenza in Burundi è rientrato definitivamente in Italia. Chi volesse avere informazioni sull’associazione può chiamare la sede in orari d’ufficio allo 0442/28333, si trova in Galleria Risorgimento a Legnago, oppure mettersi in contatto via mail all’indirizzo acmlegnago@libero.it Nel villaggio burundese di KIREMBA, a 30 km dal confine con il Rwanda, dal 1966 sorge questo ospedale fatto costruire dalla diocesi di Brescia per volere di sua santità Paolo VI. L’ospedale, a cui attualmente accedono circa 100mila abitanti, è dotato di reparti di medicina, pediatria, ostetricia, ginecologia, chirurgia, ortopedia e alcuni servizi quali un laboratorio analisi e uno di radiologia, e il centro nutrizionale e terapeutico. Le facoltà di medicina dell’Università di Torino e Verona operano in stretta collaborazione a livello medico per la gestione della struttura che è affidata alla ong Ascom di Legnago. Non dobbiamo aspettarci un ospedale come i nostri, ma quello di KIREMBA, per essere in Africa è davvero una struttura che può definirsi d’eccellenza. Vengono a curarsi qui persino dalla capitale. ____________________________________________________________________________________________________ L’Arena di Verona – 24 Aprile 2006 Due edizioni esaurite, la terza in vendita e i diritti d’autore che arriveranno all’Ascom, l’associazione per la cooperazione missionaria veronese che opera in Burundi da quasi trent’anni. Ha mantenuto la promessa Dimitri Sardini, il bancario con l’hobby della scrittura che ha devoluto i diritti d’autore di «Dieci passi verso la luce», in beneficenza. «Non sono molti soldi, si tratta di 1.122,80 euro», dice sorridendo Sardini, «ho scoperto che se uno scrittore dovesse campare con i diritti d’autore farebbe la fame», ha sottolineato, «ma credo che sia lo spirito con cui si fanno le cose che conta. Ho conosciuto l’associazione di Enzo Ziviani grazie a un’amica che collabora con loro da alcuni anni. E così, certo che i mei contributi andranno a buon fine, ho voluto dare in beneficenza i miei diritti d’autore all’Ascom, che in Burundi ha un ospedale a KIREMBA, aiuta gli orfani e contribuisce a mandare a scuola bambini che diversamente non potrebbero. Il mio contributo non è indirizzato a un progetto specifico, il presidente Ziviani potrà utilizzarlo secondo le esigenze e le emergenze, che da quelle parti sono sempre tante, da quella sanitaria a quella sociale, all’abbandono di bambini». Sardini nogarese di nascita, dopo il liceo, s’era laureato in economia e commercio. Chitarrista per «malformazione genetica», afferma lui stesso ha inciso alcuni album, per poi riscoprire una vecchia e mai sospita passione per la scrittura. In cantiere un altro libro. Una storia di paese che coinvolge sindaci e revisori dei conti che saprà tenere incollati gli occhi dei lettori al libro non appena verrà pubblicato. (a.v.) ____________________________________________________________________________________________________ L’Arena di Verona – 30 Gennaio 2006 Ormai, dopo quindici anni di ininterrotta attività in quella regione, Zaverio e Giuliana Marzari si considerano a tutti gli effetti dei Burundesi. Collaboratori dell’Ascom, la consolidata associazione per la cooperazione missionaria di Legnago da venticinque anni impegnata in opere di solidarietà in Burundi, l’ex falegname e l’ex parrucchiera di Casaleone, coppia nella vita come nelle opere di volontariato, sono di sicuro tra i testimoni più diretti di tutte le piccole, grandi trasformazioni subite dal paese africano in questi anni: dai terribili momenti dei sanguinosi conflitti tra le due etnie Hutu e Tutsi, in particolare tra il 1991 e il 1993, alle recenti elezioni presidenziali del luglio scorso che sembrano aver aperto di fatto più di uno spiraglio verso un’effettiva pacificazione interna e un miglioramento generale delle condizioni di vita della popolazione. Così, approfittando di una delle loro rarissime tappe a Casaleone, abbiamo chiesto ai Marzari di aiutarci a fare un po’ il punto dell’attuale situazione in Burundi, magari svelandoci qualche informazione in più rispetto a quanto già diffuso dalle fonti ufficiali. «Noi viviamo a Ngozi, una delle città considerate più importanti, a circa 120 chilometri dalla capitale Bujumbura», esordisce Zaverio, «e in questi quindici anni di attività laggiù ne abbiamo viste davvero tante. Il Paese porta ancora ben evidenti i segni di un decennio di guerra civile devastante, ma ora, grazie all’elezione del nuovo presidente Pierre Nkurunziza, ex leader ribelle hutu, sembra aprirsi ad un’epoca più democratica». «Ad augurarsi che questo si avveri è tutta la popolazione», interviene Giuliana che quotidianamente, mentre Zaverio è a capo di una falegnameria, incontra gli abitanti della zona anche grazie ad un’assidua collaborazione con le suore di madre Teresa di Calcutta. «Il clima che si respira, pur ancora legato alla paura della guerra e del colpo di Stato tanto che appena sente una fucilata la gente scappa immediatamente di casa, è infatti carico di speranza». Una speranza che significa innanzitutto la garanzia di una pace duratura dopo anni di efferate uccisioni, ma anche quella di una vita quotidiana diversa nella quale siano un po’ alla volta arginati problemi di estrema gravità tuttora esistenti, come la povertà, le malattie, la criminalità e la corruzione. «Il Burundi», prosegue Zaverio, «è un paese che sta mettendo faticosamente le basi per un futuro diverso, ma il cammino da fare è ancora lunghissimo. La povertà è tangibile ad ogni angolo e la violenza di piccoli criminali, pur leggermente diminuita è quasi all’ordine del giorno. Si entra nella case per rubare una capra, una vanga, un po’ di cibo. E per le strade la gente ha ancora paura dell’assalto di gruppi ribelli, anche se da quando è stato eletto il nuovo presidente il coprifuoco non esiste quasi più». A piegare ancora il Paese, nonostante gli immensi sforzi compiuti anche dalla stessa Ascom con i suoi volontari all’ospedale di KIREMBA – considerato una delle pochissime isole felici di tutto il Burundi – sono le gravi malattie da sempre diffuse ovunque. «Malaria, colera, tifo, dissenteria, Aids sono flagelli continui», spiega Giuliana, «come una vera piaga si conferma la mortalità femminile, per parto o gravi patologie, che lascia dietro di sé decine e decine di orfani». Ad occuparsene sono proprio le suore di madre Teresa che hanno creato una serie di centri di accoglienza dove “svezzare” i neonati per poi restituirli, al compimento dei due anni d’età, ai rispettivi padri. Qualcosa comunque pare effettivamente muoversi in Burundi. Nel settembre scorso, il nuovo governo ha giurato “di combattere tutte le ideologie e le pratiche di genocidio e di esclusione”, ha chiesto alla Chiesa di aiutare gli ex combattenti ” a confessare le atrocità commesse per arrivare ad una piena pacificazione del paese”, mentre il 29 dicembre, sotto la supervisione dell’Onu, alla periferia di Bujumbura sono stati bruciati 6mila pezzi tra armi e munizioni. «Speriamo sia solo l’inizio», commentano i Marzari, già ripartiti in tutta fretta per la loro casa burundese. Elisabetta Papa.


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